Miele cinese: il falso miele arriva dalla Cina con furore
Il falso miele: come proteggersi dalle truffe
Falso miele e miele cinese.
Quando comprate il miele al supermercato, leggete sempre con attenzione l’etichetta, che spesso riporta scritte ingannevoli. Guardate sempre l’ORIGINE: deve esserci scritto “prodotto in Italia” per esserlo effettivamente. In caso contrario, potrebbe essere miele cinese anziché italiano.
Un business non soltanto legalmente discutibile ma persino inquietante quello che porta sugli scaffali della Grande Distribuzione Organizzata il miele cinese, falso miele Made in Italy dall’altissimo tasso di contraffazione. Il prodotto di fattura asiatica si porta dietro una certezza assoluta e incontrovertibile: non è vero miele.
D’altronde come potrebbe anche solo lontanamente considerarsi tale un composto ricavato dallo sciroppo di riso o zucchero (oddio non si può sentire!), o peggio sottoposto a processo industriale in barba alla legge europea che regola l’import/export alimentare.
La Cina è entrata di prepotenza in un mercato che ha registrato nell’ultimo decennio un incremento della domanda globale pari a ventimila tonnellate annue di miele. Proporzionalmente, si è insinuata l’illusione di comprare genuino nettare frutto di apicoltura sana, cadendo nel tranello del prodotto a basso costo: il miele cinese si trova tranquillamente a 2 euro al kg non essendo puro ma un composto di zuccheri. Un affronto per tutti quei consumatori ingannati da una merce palesemente alterata a partire dalla dichiarazione d’integrità.
A dare l’allarme l’Unaapi – Unione associazioni apicoltori italiani nella persona di Giuseppe Cefalo, che ha accusato i produttori cinesi di barare impunemente. La Cia – Agricoltori Italiani parla senza peli sulla lingua di concorrenza sleale accusando pesanti ricadute su un comparto agricolo legato a stretto filo alle api impollinatrici.
Produzione del miele in calo, miele cinese in aumento: Falso miele?
Le api muoiono ma in Cina la produzione di miele aumenta: qualcosa non torna. Pesticidi, inquinamento, contaminazione dell’aria e molteplici altri deleteri fattori stanno falcidiando le api. A questa sensibile riduzione di esemplari si accompagna una produzione di miele non sempre in grado di soddisfare una richiesta in forte crescita. Le operaie dell’alveare seguono un ritmo conforme alla natura biologica del loro sforzo, ne consegue una filiera che deve necessariamente rendere conto del tempo necessario per la realizzazione di un prodotto 100% naturale.
Ovunque l’apicoltura ha conosciuto e conosce tuttora delle fisiologiche flessioni, crisi saltuarie alle quali sembra indenne la Cina, che produce a spron battuto riuscendo a introdurre nell’alveo europeo tonnellate e tonnellate di “miele” senza colpo ferire. A insospettire non è soltanto un dato in controtendenza con il resto del mondo ma anche e soprattutto i bassi prezzi d’importazione, sintomatici di una qualità ben al di sotto degli standard.
Ecco che sugli scaffali dei supermarket appaiono e pure in bella vista mieli su cui pesa l’ombra della frode e dell’adulterazione. Per inciso il miele, secondo l’USA Pharmacopeia’s Food Fraud, è il terzo alimento del pianeta a essere oggetto di sofisticazione dopo il latte e l’olio d’oliva. La legge europea in materia risulta chiara e dunque inequivocabile.
Regole, norme, leggi UE: requisiti di un miele senza trucco e senza inganno
Le normative europee sono limpide e definiscono con precisione i criteri di produzione del miele, specificando innanzitutto che si tratta di una sostanza dolce risultato di un naturale processo condotto dalle api a partire dal nettare delle piante, bottinato e trasformato tramite combinazione con sostanze proprie, conseguentemente depositato, disidratato, immagazzinato e lasciato maturare nei favi dell’alveare.
Secondo direttive attualmente in vigore, al miele non deve essere aggiunto nessun altro ingrediente, così da preservarne l’autenticità.
Lecito allora parlare di “frode alimentare”, specialmente quando il miele viene direttamente prodotto in fabbrica o in laboratorio ricorrendo allo sciroppo di riso o di zucchero, il cui impiego risulta purtroppo molto difficile da smascherare. Vergognoso e inaccettabile.
Sul banco degli imputati la Cina non siede da sola poiché altri paesi risultano conniventi in quest’anomala filiera, che sfrutta la cosiddetta triangolazione per introdurre illegalmente il miele extracomunitario in una nazione europea affinché possa automaticamente divenire comunitario.
Apicoltura globale, i numeri di un mercato falsato
La situazione che grava attualmente sull’indotto è più facilmente comprensibile dai numeri generati da un mercato palesemente falsato. Nel 2019 la produzione di miele a livello globale ha subito un calo del 50% a causa dei cambiamenti climatici.
Solo la Cina ha saputo incrementare, mentre in Italia le difficoltà si sono abbattute una dietro l’altra sui circa 63.000 apicoltori facenti parte di un comparto il cui tessuto conta un milione e mezzo di alveari, 220.000 sciami, 23.000 tonnellate di miele in 60 varietà.
Riduzione di fioriture e stress delle api non permettono al Made in Italy di soddisfare una domanda in crescita. L’acquisto di miele, intanto, è aumentato del 44% (dato Coldiretti) ma la produzione nazionale non è riuscita ad andare oltre le 23.000 tonnellate, come già precisato nel precedente paragrafo.
Una beffa se si pensa che dall’Ungheria e dalla Cina sono arrivati complessivamente 25 milioni di kg di miele. Conclusione: quasi due terzi di prodotto venduto entro confine italiano è paradossalmente straniero.
Leggete sempre bene l’etichetta prima di comprare il miele e guardatevi dalle diciture “miscela di mieli”, “miscela di mieli originari dalla CE” o “miscela di mieli non originari della CE.”
Il miele di Lunezia, un prodotto Made in Italy nella cosmetica di qualità
Nell’assurdo bailamme del commercio contaminato, s’insinua un dubbio lancinante: siamo sicuri che miele ed elementi apistici utilizzati in cosmetica ottemperino a reali criteri di qualità anziché essere seriamente intaccati dal problema finora discusso? È invece molto probabile che prodotti non alimentari come creme, tonici e bagnoschiuma incorrano realmente nel pericoloso vortice cinese.
Lunezia Cosmetics opera sul territorio con una certezza: il suo miele rappresenta inconfutabilmente un prodotto Made in Italy ch’è chiave di volta di tutta la filiera cosmetica. L’apicoltura lontana da fonti inquinanti assicura una purezza ineguagliabile avvalendosi di processi naturali e trasparenti, ma soprattutto garantisce l’origine del prodotto.