Veleno d’api proprietà antibatteriche
Veleno’ d’api proprietà antibatteriche
Studi clinici e ricerche hanno confermato ciò che era già risaputo nell’antichità: il veleno d’api è un antibatterico naturale efficace e straordinario. Importante, tuttavia, fare doverosi distinguo.
Il veleno d’api agisce anche come antibatterico e funziona. Ad affermarlo è la voce autorevole della scienza, che non deve vendere ma verificare ogni singolo componente presente in natura che possa migliorare oggettivamente la qualità della vita.
Il meccanismo di studio e ricerca ha le caratteristiche di un moto perpetuo, che permette di scoprire sempre qualcosa di nuovo e sorprendente. L’aggettivo ben si confà alle proprietà del veleno d’ape, antinfiammatorio, antivirale e, come detto, antibatterico.
Ecco allora spiegate le interazioni e applicazioni di questo principio attivo nella cosmesi che, grazie al diamante dell’alveare, seguita a prendersi moltissime soddisfazioni, dato anche il riscontro entusiastico in una clientela enormemente espansa.
Cos’è un batterio e come si riproduce
La cellula corrisponde all’elemento costitutivo della vita e possiede una struttura complessa, specifica e unitaria. La maggior parte degli organismi, compresi gli esseri umani, è formata da miliardi di cellule, tramite le quali può crescere, svilupparsi, ripararsi e funzionare bene.Il batterio – le cui dimensioni oscillano a seconda della tipologia da 0,3 a 1,5 micron – si compone di una singola cellula priva di nucleo e ha un’altissima capacità di moltiplicarsi in maniera pressoché esponenziale, almeno finché permangono le condizioni per farlo, quindi presenza di calore e cibo. I batteri appartengono alla famiglia dei procarioti.
Efficacia antibatterica del veleno d’api, proprietà
Tornando al veleno d’api, resta da capire su quali tipi di batteri può risultare efficace e su quali, invece, le sue potenzialità appaiono ridotte o addirittura nulle. Ci focalizziamo allora su un particolare studio clinico il cui scopo è determinare il livello di attività antibatterica contro ceppi gram-negativi e gram-positivi, nello specifico Burkholderia pseudomallei, Burkholderia mallei, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Salmonella Typhimurium e Stafilococco aureo.
Ebbene, utilizzando tre concentrazioni di veleno d’api grezzo di pari volume con dischi di gentamicina (antibiotico base), il test ha evidenziato un’efficacia certa contro Escherichia coli, Salmonella Typhimurium e Stafilococco aureo ma una chiara impotenza sugli altri tre gruppi batterici.
Si evince in sintesi che il veleno d’api inibisce sopravvivenza e crescita di alcuni ceppi ma non di altri a causa della mancanza di proteine fondamentali a esercitare l’azione antibatterica. Lo studio è stato condotto al fine di valutare l’attività del veleno in vitro, da solo e in combinazione con vancomicina, gentamicina, penicillina e ampicillina.
Ulteriori studi clinici ci aiuteranno a comprendere meglio la struttura molecolare del veleno d’ape in relazione al meccanismo antibatterico.